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“…c'era una volta un sogno…” un sogno grande, un sogno nobile, un sogno nato dalla fede di un uomo; un sogno che con il tempo è cresciuto ed è volato lontano, verso le terre più povere del pianeta, un sogno che è diventato: missione, obiettivo, scopo di una vita intera, spesa completamente al servizio degli altri. Questo è stato il sogno di Padre Sandro, questa è stata la sua vita…”
Padre Alessandro Signorelli è nato nel 1937 nella parrocchia di San Colombano in Valtesse dove fin da giovanissimo ha coltivato una fede profonda in Dio e una grandissima umanità.
Attivo partecipe di molte attività parrocchiali nell'ambito dell'Azione Cattolica, il giovane Sandro matura presto la convinzione di dedicare la propria vita al sacerdozio e nel 1953 entra a far parte del seminario della Consolata di Torino. La sua vocazione viene confermata e il 21 dicembre 1963 viene ordinato sacerdote e destinato a partire in missione per il Kenya.
Il Kenya di quel tempo è una terra sconosciuta, molto diversa dall'Italia del boom economico, una terra che sta muovendo i primi passi di Nazione indipendente: dopo un decennio abbondante di guerriglia
e resistenza ai coloni britannici per mezzo del movimento dei Mau-Mau in prevalenza guidato dalle tribù dei kikuyu. E' una terra poverissima, e l'instabilità politica di quel tempo, la rende molto problematica e pericolosa.
Il giovane Padre Sandro raggiunge il paese Africano nell'estate del 1965 e da lì inizia il suo cammino missionario in terra keniota, un cammino che segnerà per intero tutta la sua esistenza terrena.
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Dopo una breve esperienza di lavoro nelle fattorie (farms) nel nord del paese, inizia la sua missione proprio in mezzo alle tribù dei kikuyu dove viene a contatto con la povertà più estrema.. In questi momenti emerge dal profondo, la sua enorme fede in Dio, sfiora con mano la miseria, la povertà, la disperazione e comprende quale sia il vero scopo della vita di un cristiano: amare e soprattutto aiutare il prossimo. A contatto con una simile realtà, capisce da subito come: il lavoro, l'aiuto concreto e materiale siano prioritari ed indispensabili, uniti al conforto spirituale della fede..
Terminata questa sua prima esperienza tra le tribù dei kikuyu viene trasferito a Mombasa, la seconda città del paese.
Mombasa è una città grande che possiede il più grande porto del Kenya, è una città di transito, di scambi, di degrado e di abbandono. A Mombasa, Padre Sandro vive e lavora a stretto contatto con una maggioranza musulmana e instaura un profondo legame con i giovani del luogo, riesce a raggruppare e unire ragazzi disagiati, di religioni differenti e riesce a dar vita a fenomeni di integrazione e di aggregazione fra persone culturalmente molto diverse.
L'esperienza di Mombasa fa emergere sempre di più il carattere missionario del padre, un carattere che è più forte delle difficoltà, e che va oltre ogni sorta di differenza: umana, culturale o razziale, poiché: “tutti gli uomini sono uguali davanti a Dio”. Terminata l'esperienza di Mombasa Padre Sandro viene trasferito a Kitololoni, dove costruisce una missione con il compito di raggruppare e unire tribù emarginate ed estirpate dalle proprie terre per la sola colpa di non appartenere all'etnia dominante. L'esperienza di Kitololoni fa crescere nel padre ulteriore esperienza, la missione si espande e interessa un'area molto vasta. nel territorio di Makema.
Con il trasferimento da Kitololoni inizia l'ultima opera della sua vita, la più importante. A metà degli anni novanta ha inizio infatti: il progetto per la costruzione di una casa d'accoglienza per i bambini di strada (numerosissimi) presenti nel degrado della periferia della capitale Nairobi. La casa Familia ya ufariji prende vita nel quartiere di Kahawa (periferia nord di Nairobi) e inizia ad ospitare i primi bambini nel settembre del 1998, con il compito di sottrarli al destino crudele dell' abbandono, educarli e insegnare loro un mestiere per il futuro. La “ familia ya ufariji” cresce con il tempo, ma il duro lavoro, l'impegno e la dedizione di Padre Sandro iniziano a minare il suo fisico e presto la sua sofferenza si trasforma in malattia. Per motivi di salute è costretto a rientrare spesso in Italia, ma il suo pensiero resta sempre e costantemente rivolto al Kenya e ai suoi bambini. Sempre più grande è il legame che si instaura tra padre Sandro e i ragazzi che ha raccolto per strada, è diventato per loro il padre che non hanno mai avuto, tanto da essere soprannominato dai bambini stessi: “papà Alex”. La malattia purtroppo impedisce per sempre a padre Alessandro di tornare nella “sua” Africa. Trascorre gli ultimi mesi della sua vita amorevolmente assistito dal fratello e dalla cognata. Padre Sandro è tornato alla casa del padre all'età di settant'anni il 21 settembre del 2007.
Dopo la morte di padre Signorelli si è costituita un'associazione onlus chiamata: “Il sogno di padre Sandro”, quest'associazione vuole continuare ad aiutare l'opera missionaria avviata da padre Signorelli in Kenya a sostegno dei bambini che papà Alex tanto amava.
“c'era una volta un sogno, questo sogno è diventato realtà: oggi si chiama: Familia ya ufariji ed è stato il sogno di un uomo che ad esso, ha dedicato la vita intera, un sogno grande, un sogno nobile, nato dalle fede di un sacerdote, un sogno che vuole crescere e vuole continuare il cammino intrapreso. Un sogno nato tanti anni fa, nella parrocchia di San Colombano in Valtesse, un sogno che è stata la vita intera di Padre Sandro .
Un sogno di un uomo, diventato oggi il sogno di tanti: “aiutateci a continuare a sognare” |